Biografia

TOMBOYS DON’T CRY

BODY LANGUAGE

Sbilanciamenti, campi di possibilità e chance di trasformazione

 

Con contributi di: Dafne Boggeri, Deborah Joyce Holman, ldioletta (Mattia Cappelletti, Costanza Candelora), Rada Kozelj, Tarek Lakhrissi, Eleonora Luccarini, Karin Michalski e Ann Cvetkovich, Elena Radice, Real Madrid (Bianca Benenti Oriol, Marco Pezzotta), Cinzia Ruggeri, TOMBOYS DON’T CRY

 

In risposta all’invito della Quadriennale, TOMBOYS DON’T CRY coinvolge artistƐ italianƐ ed internazionali per costruire un coro polifonico di voci unite in un percorso che esplora l’idea di corpo nella sua presenza, latenza o emanazione. Considerando la convivenza interna di varie ‘densità’ e ‘aloni’, le tracce proposte dallƐ 12 artistƐ introducono spettri di indagine su una fisicità a tratti scomposta, mediata dal linguaggio, dalle emozioni e dal desiderio di descriversi, per continuare a ricombinarsi in un’ottica di resistenza che ha radici nella ricerca intersezionale queer transfemminista. Il progetto è da considerarsi come un organismo che definisce i suoi tratti somatici attraverso il profumo, e le sue emozioni attraverso le pieghe di un gomito, con il respiro scandito dalla ricerca di ogni autrice.

– Nella scultura in vetro soffiato di Real Madrid, sigillo del progetto, gli occhi si incastrano nella lacrima e riflettono su fragilità e stabilità del sentimento.

– Con una selezione del proprio archivio TOMBOYS DON’T CRY apre a una documentazione non lineare sulla pratica del pianto, delle sue dinamiche fisiche, culturali e sociali, con tracce che ne rielaborano aspetti come l’euforia e il dramma.

– Deborah Joyce Holman decostruisce e rivela la strumentalizzazione dei corpi e delle identità anche in relazione all”lo collettivo’ (termine coniato da Maya Angelou), ai gesti di self-care e alla promozione della crescita interiore.

– La performance video della teorica e attivista Ann Cvetkovich in dialogo con la regista Karin Michalski, il cui progetto compone un alfabeto di parole che identificano sentimenti negativi fornendone un significato diverso, inteso non come fallimento individuale ma in modo che sia percepito come espressione di un ‘sentimento pubblico’, politicizzandolo nel contesto delle condizioni di lavoro neoliberali, dell’omotransfobia, del sessismo e del razzismo.

– L’icona in lacrime dell’artista Rada Kozelj, ispirata dalle sculture Vinca (popolo preistorico dell’area balcanica), diventa simbolo per rivendicare la lotta del movimento bosniaco Pravda za Davida.

– Nel video di Tarek Lakhrissi, alieni invadono la terra per sovvertire il capitalismo, evocando autrici come Octavia Butler, Assia Djebar, Fatima Mernissi, Gloria Anzaldùa, Donna Haraway, Angela D. con il contributo del performer Sorour Darabi, che esplora il crinale tra apparenza e artificio, in un corpo oppresso dai confini e dal senso di classe.

– Creature mutanti, al confine con l’extraterrestre, si incontrano anche nei disegni di Cinzia Ruggeri. Il corpo si trasforma. I colori e gli effetti fotocromatici dei tessuti sagomano forme energiche e trasparenze vibranti, interpretano e travestono. Nella visionaria progettazione di abiti come sculture, gli arti diventano rampe, trampolini, molle e ganci.

Malelingue è una serie di poster grafici creata da ldioletta, che rimanda a una “comunicazione idiosincratica all’oralità e al lato performativo dell’alfabetizzazione (la messa in atto del testo). Un modo per incarnare un lignaggio – sia reale che putativo – di narratori fantasiosi”.

– In questa dimensione sono contestualizzati anche gli stivali feticcio di Eleonora Luccarini, dispositivo accompagnato da 13 poesie che l’artista legge durante l’inaugurazione di FUORI, sotto l’alter-ego Léonard Santé.

– Elena Radice raccoglie, in una pubblicazione, le ambiguità del linguaggio e dello spazio virtuale, nel contesto di una free chat ‘ask a question’.

– Azzerando i codici verbali, l’edizione di manifesti palindromi introduce l’incontro di ‘consistenze’ diverse a cui si affianca una collezione di oggetti sentimentali improbabili e la scultura ‘a più mani’ che, indossata, sembra poter dare il potere della preveggenza per immaginare altri corpi e altri mondi (Dafne Boggeri).

– Inala / Esala [ripetere].

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TOMBOYS DON’T CRY, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio

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TOMBOYS DON’T CRY, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio