Biografia

Lydia Silvestri

Chiuro 1929 – Colico 2018

 

Lydia Silvestri adotta il linguaggio dell’astrazione per ripensare la tradizione statuaria, che nei secoli ha codificato e normato la rappresentazione dei generi e il canone estetico della società. Allieva di Marino Marini e influenzata dalle opere di Brancusi, Silvestri ha esplorato attraverso diversi materiali – gres, terracotta, bronzo, marmo, fino al cristallo – l’identità del medium scultoreo e della sessualità. Nel dialogo con l’astrazione, Silvestri contrae la dimensione delle sue sculture e percorre le possibilità erotiche latenti nel medium.

Attraverso soggetti ripresi dai racconti della Bibbia o della mitologia, l’artista decostruisce la visione binaria di uomo e donna, proponendo corpi di figure in transizione, fusi in coppie o di ermafroditi. A seconda dei punti di vista, le forme delle sue opere richiamano schiene inarcate, seni, cosce, glutei e falli eretti, che sfumano gli uni negli altri senza soluzione di continuità o di identità. Nella serie di acqueforti Storia di Salomè (1976), Silvestri trova nella figura biblica un archetipo della contraddizione umana, in bilico tra desiderio e struggimento. L’artista esplora la dualità ambigua dei sessi, il rapporto attrattivo tra di essi e lo scontro-incontro che in ragione di questo si scatena.

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Lydia Silvestri, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio

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Lydia Silvestri, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio