Biografia

Monica Bonvicini

Venezia 1965

Vive a Berlino

 

Monica Bonvicini incorpora nelle sue opere elementi di architettura, performance, fotografia, video, disegno per affrontare temi legati al potere, al sesso, al controllo, alla rappresentazione e alla decostruzione del modello patriarcale.

Le gabbie di 3rd Act I Never Die for Love (2019), prodotte per il terzo atto della Turandot, sono armature che delimitano uno spazio in cui l’identità femminile è in grado di autodeterminarsi rispetto a un ambiente esterno normato dal desiderio maschile. Al loro interno si svolge la performance Give Me the Pleasure (2019), tratta dall’opera di Puccini di cui rimane traccia sonora nella stanza. Sulle pareti della sala, alcuni spartiti dell’opera riportano slogan in cui la rabbia femminista si tramuta in una manifestazione di potere vitale e costruttivo.

Nel video No Head Men (2009) Bonvicini problematizza il white cube, lo spazio neutro in cui tradizionalmente l’arte è esposta, mettendo in scena la sua auto-distruzione. La rottura delle costrizioni architettoniche in cui viene normata la fruizione dell’arte corrisponde al suicidio del maschio bianco occidentale, lo stesso soggetto che ha prodotto, e qui distrugge, il white cube.

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Monica Bonvicini, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio

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Monica Bonvicini, veduta dell’allestimento, Quadriennale d’arte 2020 FUORI

Foto DSL Studio